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Manuale Del Perfetto Cabarettista


Manuale Del Perfetto Cabarettista
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Manuale Del Perfetto Cabarettista


Manuale Del Perfetto Cabarettista
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Author : Gianluca Parravicini
language : it
Publisher: Gianluca Parravicini
Release Date : 2022-12-10

Manuale Del Perfetto Cabarettista written by Gianluca Parravicini and has been published by Gianluca Parravicini this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2022-12-10 with Antiques & Collectibles categories.


La prima volta che una persona ha riso di una mia battuta non la ricordo, ricordo l’ultima volta che questo è successo, però tutto questo non è funzionale al libro e vabbè passiamo oltre. Lo so, non è un buon inizio per un libro, però francamente poco mi importa dei buoni inizi, del resto anche nella storia del cabaret, quando mai gli inizi sono stati buoni? Far ridere non è difficile, è difficile far ridere stando in piedi su un palco per almeno 10 minuti 10,20,30,10,200 persone sedute prospetticamente ai vostri piedi. Difficile non è porgere una battuta ma saperla caricare al punto giusto. Si può imparare la tecnica e il manierismo con il quale preparare la battuta, ma la faccia, il taglio dello sguardo, l’intonazione della voce, la rappresentatività di tutte queste azioni non si imparano, sono figlie della spontaneità e dell’attimo che le fotografano. Il cabaret si nutre di spontaneità molto più che delle battute necessarie a strappare una risata. Se il pubblico non accetta la vostra persona difficilmente accetterà il vostro personaggio, vaselina permettendo. Occorre subito pensare che il cabaret è un lavoro, far divertire la gente è un mestiere nel preciso momento nel quale voi siete in piedi e della gente sta seduta a guardarvi. Come per tutti i mestieri occorre saperci fare, conoscerne i segreti, le trappole in tutte le loro forme. Mai confondere la simpatia con il cabaret, perché se un cabarettista può essere una persona simpatica, una persona simpatica non è detto che debba fare cabaret. Vogliamo dire che la simpatia per un cabarettista è una medicina, a volte serve, soprattutto quando il pezzo è un po’ debole. Ma chi è veramente il cabarettista? Che cosa si nasconde dietro il suo personaggio? Quando un cabarettista funziona? Quest’ultima domanda è facile, un cabarettista funziona quando scopa almeno 4 sere a settimana con una ragazza appena conosciuta. Il cabarettista è un animale onnivoro, si nutre di tutto quello che lo circonda, osserva tutto e tutti, perché spesso è proprio dalla realtà circostante che può trarre la materia prima per i suoi sckech. Cabarettisti si nasce? Andiamoci piano… La comicità nasce spontanea, è solo il cabarettista che va concepito…. Il libro cercherà di rispondere a tutte queste e a molte altre domande che nascono spontanee o portate dalla cicogna. La faccia Per fare cabaret ci vuole anche una bella faccia, proprio per non correre il rischio di perdere la faccia. Qual è la faccia giusta? Difficile da dirsi, la giustezza non esiste, esiste la perfezione dell’imperfezione comica, è l’empatia che vampirizza la situazione comica, altrimenti sarebbe sufficiente riprodurre i testi di Massimo Troisi o Roberto Benigni per garantirsi il successo. Così non è. Per far ridere occorre avere un buon spartito stampato sulla propria faccia. Il cabarettista non è altro che un direttore d’orchestra che dirige tutti gli strumenti che madre natura e il testo che rappresenta gli hanno messo a disposizione. Conoscersi dentro e fuori è un elemento verso il quale non si può prescindere, quindi gli amici e uno specchio sono i compagni fedeli sui quali provare il proprio personaggio. Veniamo al dunque, la personalità è uno dei tanti ferri del mestiere con il quale vestire il proprio personaggio, si è se stessi per imparare a non esserlo almeno sul palco. La faccia è il piatto sul quale versare tutto il contenuto del proprio lavoro, questo piatto deve essere appetitoso, succoso, ma anche visivamente accattivante. Il cabarettista non diviene tale, ma interviene su una base già presente di suo, impara a guardare se stesso negli occhi altrui, ruba le facce altrui, le declinazioni degli sguardi. La faccia racconta per prima il tuo personaggio, quindi scegliere di adattarla ad un paio di occhiali, ad un cappello, ad un trucco di scena, sono scelte importanti che declinano immediatamente il genere e l’atmosfera nella quale ci si vuole calare. Maggiori sono gli orpelli che si aggiungono più lento diviene il fluire della storia comica che si sta raccontando, un po’ come Pantani che poco prima di scattare in salita gettava il cappellino e il piercing nel naso per sentirsi più leggero, così è per il cabarettista. Un po’ come tutti, il cabarettista ancora di più, si nutre di esperienze, ma ancora di più di sensazioni, per questo l’obesità nell’accezione metaforica è la condizione più salutare di un cabarettista. Il monologhista notoriamente è nudo in scena, si accompagna solo alla semplice caratterizzazione, necessità di una forza interiore e di un’esperienza scenica quantomeno consolidata. La faccia è il versante opposto della voce, sono gli unici strumenti scenici sui quali basare la riuscita del lavoro, spesso per caricare la situazione e anche se stessi è opportuno insufflare nell’area scenica un piccolo dato di aggressività oratoria che aiuta la tinteggiatura e la sottolineatura del personaggio. Talvolta è lo sguardo a rendersi più ispido e tignoso, altre è volte è la voce che detona volumetricamente su note più alte. Non ci sono storie…. la faccia del monologhista deve passare subito, bucare lo schermo e la retine oculare degli spettatori astanti, le dinamiche di questo successo sono quantomai figlie della casualità. La faccia di un caratterista è la sua carta di credito, il microchip è sito proprio lì nel mezzo, tra gli occhi, il naso la e fronte, è la colonna sonora della scena che si sta rappresentando, induce alla risata molto più che perpetrarla. Un buon caratterista non faridere, ma secerne negli istanti che lo investono in scena molecolari elementi che inducono e magari corniciano una risata. La faccia è il risultato finale, è quello che resta nella memoria collettiva di un buon lavoro realizzato, difficilmente restano le battute, a fermarsi nella memoria collettiva e popolare è la faccia, il francobollo senza il quale il lungo viaggio del proprio lavoro non sarebbe consentito. Pertanto lavorare su un testo, dimenticandosi della faccia con il quale lo si rappresenta è un errore chirurgico praticamente mortale. Il corpo Il corpo è l’oggetto del quale spesso noi tutti ci dimentichiamo, ecco il cabarettista questo non può proprio permetterselo. Il corpo è l’abito comunicativo della situazione che si sta rappresentando, è la forchetta con la quale si infilza il lavoro che si sta rappresentando per poi imboccarlo al pubblico. La funzionalità scenica del corpo è quella di accompagnare le parole, di renderle più chiare e solubili, pertanto se si decide di caratterizzarlo in qualche modo è opportuno conoscere tutte le sue espressività. I tempi di un testo cabarettistico sono spesso cadenzati ai movimenti del corpo, la sua rigidità o la sua elasticità punteggiano il lavoro che si viene a rappresentare, pertanto la prima regola da adattare al proprio corpo è la credibilità. Inutile negare che il corpo viene spesso ad essere uno dei tanti problemi che incalzano il cabarettista, per esempio, dove tenere le mani mentre si è sul palco, è meglio stare fermi o di tanto in tanto spostarsi? La prima regola da acquisire nel cabaret è che non ci sono regole da seguire. Il cabaret è figlio dell’improvvisazione così come Williams è figlio del principe Carlo…. Non c’è certezza di nulla, i dubbi sono l’azione seminale che caratterizzano il cabaret. Il corpo è l’elemento psichedelico che deve rappresentarsi, così come in altri momenti deve cessare di esistere perché l’attenzione di quell’attimo è spostata nella dimensione oratoria, quando si sta per caricare una battuta è buona regola restare fermi così da farla arrivare diretta e senza intingimenti ai padiglioni auricolari del pubblico. Altrettanto quando si deve far ridere con un gesto del proprio corpo è buona regola rallentare la fabula in modo che l’estrinsecarsi del gesto non sia percepito in modo frammentato. Il cabaret è figlio della realtà, pertanto i movimenti del corpo devono essere altrettanto figli della stessa madre, la rigidità se non è caratterizzata, a suo modo rallenta il ritmo e il percorso della nostra storia. Uso il termine storia non a caso, perché un monologo comico non fa altro che raccontare una storia. Le movenze del personaggio che andiamo a rappresentare sono molto importanti, possono avere una cadenza ripetitiva di un unico movimento, oppure possono essere orchestrate ogni volta con gesti e movenze differenti, mai muoversi troppo e mai restare troppo statici. Spesso è la velocità delle movenze che induce la risata, ci sono gesti che insindacabilmente fanno ridere a prescindere da chi li compie, altri che invece sono risibili solo se vengono compiuti da taluni soggetti. Il cabarettista deve avere la padronanza dei propri movimenti, sapere quali risultano più efficaci e quali meno, è importante spendere bene e accortamente i movimenti più divertenti perché sono quelli la cui variabile di successo è proporzionale all’esigua fruizione temporale di una clessidra. Se il corpo è l’abito del proprio testo, gli indumenti sono i paramenti di quest’abito,devono vestire esattamente il personaggio e non devono possedere nulla che non gli appartiene, pena la svestizione di credibilità del personaggio stesso. La prima regola da imparare per vestire un personaggio è quella di imparare a svestirlo, il personaggio deve prima nascere nudo, proprio per imparare a conoscerlo in ogni singolo dettaglio. Meglio sottrarre che aggiungere, spesso le aggiunte è meglio farle in scena proprio perché offrono spunti di improvvisazioni gestuali che arricchiscono il personaggio. Per non sbagliare è sempre meglio cercare la semplicità, la sobrietà, tutto ciò che travalica questi confini spesso subisce la dilapidazione del pubblico, magari con manifestazioni di totale indifferenza. Dimenticavo un cabarettista nel bene o nel male deve sempre lasciare il segno, altrimenti si finisce facilmente nell’ombra o diventa lui stesso un’ombra. Il testo La genesi ( badate che il cattolicesimo non è il mio forte) di tutto è il testo. Il testo è l’idea sulla quale perpetrare tutto il lavoro scenico e se mancano le idee, si finisce spesso per restare a piedi, ad ogni modo i piedi non deludono mai, fintanto che sono i nostri. I testi nascono dalle idee, raramente avviene il contrario, quindi frugare tra i propri neuroni o in quelli altrui è l’operazione primaria alla quale ci si deve sottoporre. Purtroppo le idee non sono come le opinioni che furoreggiano ovunque, le idee sono merce rara, soprattutto se sono buone. Come si scrive un testo di cabaret? Con una tastiera verrebbe da dirsi se si volesse apparire vanamente ironici, ma volendo sospingere il lato serio della cosa racconterò come scrivo io un testo di cabaret, in quanto non credo proprio vi siano regole precise alle quali ricollocarsi. La sartoria ha fatto parte della mia famiglia proprio perché mia madre con ago e filo ne ha testimoniato a lungo su stoffe e indumenti vari la sua atavica e filare passione. Non viaggio mai solo e non perché le fans mi perseguitano, porto sempre con me in qualche marsupiale tasca un moleskyne sul quale appuntare frasi, battute, capezzoli concettuali, caracollanti situazioni comiche. Il lavoro di sartoria consiste nella rilegatura di tutto questo lavoro, è un lavoro non di pazienza, non di precisione, semplicemente fatto di scazzi e umori che vanno e vengono a seconda delle circostanze di giornata. La battuta è la dimensione ovoidale di un concetto, è l’uovo che deposito dopo averlo covato nella gestazione neuronica per qualche minuto, ora, giorno. Le battute migliori sono quelle che funzionano se reggono almeno 24 ore, il tempo è come un chirurgo estetico modifica e altera le nostre percezioni olfattive della battuta e 24 ore sposano già una certa ragionevolezza temporale. Il tempo è il miglior partner con il quale collaborare, lubrifica le opinioni e i giudizi quel tanto che serve per non lasciarli intingere da troppa faciloneria. Altri partner necessari sono gli amici e soprattutto i nemici che garantiscono una certa impermeabilità nei giudizi, ai quali sottoporre frammenti del testo che si vuole rappresentare. Provare, non essere mai sicuri, le certezze spengono la creatività, assorbire il più possibile da quello che ci sta attorno, il mondo circostanze rappresenta al meglio le circostanze di noi stessi, ci conosce e ci rappresenta. Alla fine di tutto questo come scrivere un buon testo? Per prima cosa occorre essere informati, conoscere sempre i fatti di giornata, la realtà è fatta per sorprendere ed è sempre foriera di storie da raccontare sul palco, basta saperle scegliere. Arricchire il proprio vocabolario è la necessità primaria per imparare a piegare la lingua in una dimensione comica, quindi anche la visione di programmi televisivi d’inchiesta può aiutare a fermentare l’ispirazione. Un buon testo deve essere composta da una buona idea e da buone battute, come vedete la bontà serve sempre. Le battute sono la parte più charmosa del lavoro del cabarettista, alcuni lo chiamano il gol, la finalizzazione di tutto il lavoro, in fondo occorre in qualche modo cercare di essere il Pippo Inzaghi della pedana, ma anche il Pirlo che imposta il testo per poi servirlo al finalizzatore finale che spesso è la stessa persona. Il lavoro dell’autore è proprio quello di impostare il testo e finalizzarlo nei vari passaggi con le battute che ne sottolineano la qualità. Buone battute possono valorizzare un testo mediocre, un buon testo non valorizzerà mai battute mediocri. La battuta è l’orgasmo che qualunque testo necessita, solo che a venire non deve essere il cabarettista ma il pubblico astante, del resto un buon cabarettista onanista sa come fare nel bagno del camerino. Le battute nascono nel quotidiano, nelle sue faccende più spicce, le migliori sono quelle che arrivano a tutti, quindi occorre renderle solubili e grammaticamente immediate. Occorre servile in modo che non siamo previste, la genetica di una buona battuta è sempre riferibile all’imprevisto, deve offrire un cambio di rotta rispetto al flusso del discorso in atto, cosa importante non è opportuno sottolinearle, perché è come mettere un soprammobile troppo vistoso su un mobile, finisce per delegittimare tutto ciò che gli sta attorno. Pertanto soffermarsi troppo su di una battuta rallenta il ritmo e come nella musica, anche la vita del cabaret così come quella del cabarettista è fatta di ritmo. Il ritmo è l’unità di misura delle pal… pebre del pubblico, più è incalzante meno è probabile il battito di ciglia è più è probabile il battito della mani.Il testo deve avere una naturale rispondenza anche nei tratti somatici, non si può sospingere una battuta dimenticandosi della faccia con la quale la si offre, è un po’ come voler mettere paura a qualcuno con un sorriso, oddio in Italia qualche politico ci riesce pure, la lasciamo perdere, stiamo parlando di cabaret, non di politica quindi parliamo di cose serie. Già, perché il cabaret è una cosa seria, la preparazione è fondamentale, nonostante nella disciplina del cabaret è contemplata anche l’improvvisazione. La capacità di improvvisare nasce con il tempo, con l’esperienza, con la conoscenza del proprio personaggio e delle reazioni del pubblico, occorre conoscere pienamente il testo per poterlo piegare a proprio uso e consumo. pubblico Esiste il pubblico e esiste un pubblico. Il pubblico è quello che si assembla senza alcuna disciplina in una piazza, magari perché si trova a passare di lì, oppure perché non aveva di meglio da fare, il pubblico è quello che capita con un girotondo di zapping su quel dato canale . Un pubblico, è il pubblico che sceglie, decide, magari paga un biglietto, quindi agisce nella consapevolezza e nel tributo di quello che ha deciso di andare a vedere. Per il cabarettista cambia qualcosa se si trova al cospetto di “un” pubblico o de “il” pubblico? Non cambia nulla, il cabarettista è come un accessorio che si accende e si spegne in quel lasso di tempo che viene ad essere sul palco. Il pubblico è l’intigimento tra sè e il committente che lo ha pagato, è il datore di opportunità, perché dove c’è un pubblico c’è sempre un’opportunità, per questo è opportuno non disdegnare le opportunità che vengono offerte per andare in scena, anche quelle senza alcuna rispondenza economica, che per chi inizia sono la maggioranza. Il pubblico è l’anfetamina alla quale alcun cabarettista può fare a meno, le reazioni di chi sta seduto in platea servono a palestrare il testo, a vidimare il talento e la capacità riproduttiva di ciascun cabarettista. Ci sono molti cabarettisti affermati che appena sono sul palco scelgono uno del pubblico e lo puntano per tutta la serata, sondaggiando attraverso di lui la temperatura della situazione. Altri che prediligono una dimensione più coinvolgente facendo partecipare il pubblico con i battimani o rumori vocali. Altri che si inforchettano il pubblico scegliendo uno spettatore quale vittima, per ridicolizzarlo agli occhi della comunità li assisa. Il pubblico nella dimensione cieca di una metafora è l’astratto che va distratto, è il vuoto che va riempito, lo puoi compiacere, arruffianare, l’importante è saperlo fare con classe, quando sei sul palco non importa quello che fai l’importante è che lo fai bene. Deve ridere il 60 enne, il 20enne e anche il 40enne, è necessario essere quantomeno trasversali, essere in taluni momenti 60enne per i 60 enni, 20enne per i ventenni e 40enne per i 40enni. L’arte di saper far ridere non fa ridere è un’azione simbiotica, è disciplinata dalla capacità comunicativa che si possiede e dalla capacità di saperla infondere sul palco. L’azione “transistor” del cabarettista sul pubblico deve avvenire nell’immediato, l’impatto iniziale con il pubblico è il primo fendente che si deve infierire alla situazione in essere. La forza d’urto è proporzionale ai primi apprezzamenti che scaturiscono nei sincopati secondi iniziali che si mette piede sul palco. La comunicazione è sempre bidirezionale, il cabarettista comunica con il pubblico il quale, se la comunicazione è giunta a buon fine, comunica con l’apprezzamento di una risata o di un applauso. Il pubblico che ride e poco applaude è il pubblico perfettamente coinvolto, il pubblico che applaude e poco ride, è un pubblico diviso, non del tutto convinto, la comunicazione non è stata dominante, il messaggio può essere giunto in modo frammentato, in altre parole non si è stati sufficientemente efficaci. Molti cabarettisti hanno il loro pubblico di affezionati, quando salgono sul palco giocano in casa, il loro lavoro ha una dimensione principalmente conservativa, cioè non alterare quell’alchimia che si è determinata con il pubblico, possibilmente dando allo stesso quello che si aspetta di ricevere. Il pubblico in questo caso è un soggetto conservativo, ama ricevere quello che si aspetta di ricevere. I cabarettisti in fase di costruzione hanno la necessità di lavorare sul pubblico, ricercare le sintonie e le alchimie giuste per vendere la loro mercanzia,devono offrire quindi di se stessi le più varie declinazioni e angolature affinché il proprio messaggio arrivi a buon fine. In questo caso il lavoro necessità una maggiore fatica pertanto la preparazione deve essere massima. Il pubblico esprime l’imprevedibilità, glorifica o sbriciola i momenti che soggiungono durante l’esibizione, esprime l’insindacabile e imprevedibile verdetto finale, non sempre è equilibrato e preparato, ma è l’azionista di maggioranza del lavoro del cabarettista, pertanto è sempre opportuno alla fine di ogni esibizione, prescindendo dall’esito finale, piegarsi in avanti, offrirgli il più generoso sorriso e possibilmente battergli anche le mani, perché fintanto che ci sarà un pubblico ci sarà un teatro nel quale poter lavorare.



Storia Del Teatro E Dello Spettacolo


Storia Del Teatro E Dello Spettacolo
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Author : Renato Tomasino
language : it
Publisher:
Release Date : 2001

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Mein Kampf


Mein Kampf
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Author : Adolf Hitler
language : en
Publisher: Motilal Banarsidass
Release Date : 2014-01-01

Mein Kampf written by Adolf Hitler and has been published by Motilal Banarsidass this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2014-01-01 with Biography & Autobiography categories.


Mein Kampf is a 1925 autobiographical manifesto by Nazi Party leader Adolf Hitler. The work describes the process by which Hitler became antisemitic and outlines his political ideology and future plans for Germany. Volume 1 of Mein Kampf was published in 1925 and Volume 2 in 1926.



Zero Zero Zero


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Author : Roberto Saviano
language : en
Publisher: Penguin UK
Release Date : 2015-07-02

Zero Zero Zero written by Roberto Saviano and has been published by Penguin UK this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2015-07-02 with True Crime categories.


From the international bestselling auhor of Gomorrah, this searing exposé of dirty money and the drug trade reveals how they are at the heart of our lives, our economy, and our world. 'The most important book of the year ... Here it is, laid bare: cartel as corporation, corporation as cartel; cocaine as pure capitalism ... Saviano realises the brutal truth: that to understand narco-traffic is to understand the modern world ... it is revolutionary' Ed Vulliamy, Observer 'A dense, dazzling, dizzying narrative about the terrifying violence of the cocaine trade, but also the vast, unassailable reach of it' Rose George, Independent 'A tremendously gripping work of reportage' Ian Thomson, Evening Standard 'Italy's bravest investigative writer ... must-read nonfiction' GQ 'Impassioned, remarkable' Misha Glenny, Financial Times 'After reading Saviano, it becomes impossible to see Italy, and the global market, in the same way again' The New York Times



Inferences From A Sabre


Inferences From A Sabre
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Author : Claudio Magris
language : en
Publisher: George Braziller
Release Date : 1991

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Anno 2023 L Accoglienza Seconda Parte L Attacco Diciannovesimo Mese


Anno 2023 L Accoglienza Seconda Parte L Attacco Diciannovesimo Mese
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Author : Antonio Giangrande
language : it
Publisher: Antonio Giangrande
Release Date :

Anno 2023 L Accoglienza Seconda Parte L Attacco Diciannovesimo Mese written by Antonio Giangrande and has been published by Antonio Giangrande this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on with Social Science categories.


Antonio Giangrande, orgoglioso di essere diverso. ODIO OSTENTAZIONE, IMPOSIZIONE E MENZOGNA. Nella vita di ognuno due cose sono certe: la vita e la morte. Si nasce senza volerlo. Si muore senza volerlo. Si vive una vita di prese per il culo. Gli animali, da sé, per indole emulano ed imitano, imparando atteggiamenti e comportamenti dei propri simili. Senonché sono proprio i simili, a difesa del gruppo, a inculcare nella mente altrui il principio di omologazione e conformazione. Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare. Tu esisti se la tv ti considera. I Fatti son fatti oggettivi naturali e rimangono tali. Chi conosce i fatti si chiama esperto ed esprime pareri. Chi non conosce i fatti esprime opinioni e si chiama opinionista. Le opinioni sono atti soggettivi cangianti. Le opinioni se sono oggetto di discussione ed approfondimento, in TV diventano testimonianze. Ergo: Fatti. Con me i pareri e le opinioni cangianti, contrapposte e in contraddittorio, diventano fatti. Con me i fatti, e la Cronaca che li produce, diventano Storia. Rappresentare con verità storica, anche scomoda ai potenti di turno, la realtà contemporanea, rapportandola al passato e proiettandola al futuro. Per non reiterare vecchi errori. Perché la massa dimentica o non conosce. Denuncio i difetti e caldeggio i pregi italici. Perché non abbiamo orgoglio e dignità per migliorarci e perché non sappiamo apprezzare, tutelare e promuovere quello che abbiamo ereditato dai nostri avi. Insomma, siamo bravi a farci del male e qualcuno deve pur essere diverso!



I Prelibri


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Author : Bruno Munari
language : en
Publisher:
Release Date : 2002

I Prelibri written by Bruno Munari and has been published by this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2002 with categories.




The Greeks


The Greeks
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Author : Paul Cartledge
language : en
Publisher: OUP Oxford
Release Date : 2002-10-10

The Greeks written by Paul Cartledge and has been published by OUP Oxford this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2002-10-10 with History categories.


This book provides an original and challenging answer to the question: 'Who were the Classical Greeks?' Paul Cartledge - 'one of the most theoretically alert, widely read and prolific of contemporary ancient historians' (TLS) - here examines the Greeks and their achievements in terms of their own self-image, mainly as it was presented by the supposedly objective historians: Herodotus, Thucydides, and Xenophon. Many of our modern concepts as we understand them were invented by the Greeks: for example, democracy, theatre, philosophy, and history. Yet despite being our cultural ancestors in many ways, their legacy remains rooted in myth and the mental and material contexts of many of their achievements are deeply alien to our own ways of thinking and acting. The Greeks aims to explore in depth how the dominant group (adult, male, citizen) attempted, with limited success, to define themselves unambiguously in polar opposition to a whole series of 'Others' - non-Greeks, women, non-citizens, slaves and gods. This new edition contains an updated bibliography, a new chapter entitled 'Entr'acte: Others in Images and Images of Others', and a new afterword.



The Small Pleasures Of Life


The Small Pleasures Of Life
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Author : Philippe Delerm
language : en
Publisher: Hachette UK
Release Date : 2018-04-05

The Small Pleasures Of Life written by Philippe Delerm and has been published by Hachette UK this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2018-04-05 with Body, Mind & Spirit categories.


An enchanting celebration of life's small pleasures, this little book captures the French imagination and art of living a good life. Each chapter features a small pleasure that is both uniquely Gallic and universal. From the smell of apples maturing in a cellar to the gentle whir of a bicycle dynamo at dusk to turning the pages of a newspaper over breakfast, to the joy of a snowstorm inside a paperweight . . . Recounted with a lively, innocent curiosity about the little things that make life worthwhile, this is an unforgettable, absorbing read to be savoured at length by everyone looking to create more peace and joy in their lives.



Performance And Ecology What Can Theatre Do


Performance And Ecology What Can Theatre Do
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Author : Carl Lavery
language : en
Publisher: Routledge
Release Date : 2019-12-18

Performance And Ecology What Can Theatre Do written by Carl Lavery and has been published by Routledge this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2019-12-18 with Performing Arts categories.


In comparison with Literary Studies and Media and Film Studies, the disciplines of Theatre and Performance, with their strong anthropocentric heritage, have been relatively slow in responding to such things as climate change, species extinction, or pollution and toxicity etc. However, in the wake of recent work on animals, cyborgs, and objects, as well as publications with a specific focus on ecology and environment, there are real signs that theatre and performance scholars are beginning to make their own contribution to the Environmental Humanities. But if theatre critics are engaged in new forms of ecocritical analysis, it is worth posing a pertinent question from the outset: namely, what can theatre do ecologically? In this book, leading researchers and practitioners seek to answer that question from a number of perspectives and with diverse methodologies. Topics include: reflections on rehearsal processes, scores for performance, site-based interventions, ideas of conflict, investigations of temporality and time ecology, ecospectating, and the experience of disappointment. Taken together, these essays make an important intervention in the emergent (inter)disciplines of the Environmental Humanities and further our understanding of the ecological potential of Theatre and Performance in ways that are cautious, tentative but also generative. This book was originally published as a special issue of Green Letters: Studies in Ecocriticism.