Apm Archeologia Postmedievale 24 2020


Apm Archeologia Postmedievale 24 2020
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Apm Archeologia Postmedievale 24 2020


Apm Archeologia Postmedievale 24 2020
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Author :
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2021-12-30

Apm Archeologia Postmedievale 24 2020 written by and has been published by All’Insegna del Giglio this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2021-12-30 with Social Science categories.


Questo numero della Rivista spazia su un ampio ventaglio di temi e di cronologie, a sottolineare la vivacità dell’archeologia postmedievale, nella sua missione fondativa di dare un riferimento di etica del patrimonio anche ai secoli più recenti, in cui il destino dei documenti archeologici è ancora troppo spesso lasciato a un giudizio di valore basato sulle cronologie e non sull’effettivo interesse dei resti. Dodici saggi che trattano di archeologia subacquea e del commercio, Conflict archaeology marittima e terrestre, archeologia funeraria, temi classici della Post-Medieval Archaeology britannica, come l’archeologia delle pipe da fumo, temi innovativi come l’archeologia delle marginalità odierne, archeologia dell’architettura e dell’insediamento. Inoltre, sessanta schede di scavi e d’indagini territoriali, distribuite su dodici regioni, forniscono un buon monitoraggio delle più recenti ricerche di archeologia postmedievale attive in Italia. Il ruolo centrale rivestito dalle indagini sui relitti sommersi – per l’archeologia postmedievale nella sua lunga durata – si sta progressivamente consolidando, anche grazie all’abbinamento alle indagini subacquee di ricerche archivistiche mirate che permettano l’identificazione puntuale degli specifici naufragi, con ampie ricadute di conoscenza anche per l’archeologia terrestre. In questo numero, l’archeologia subacquea è presente sia nella sezione riguardante l’archeologia del commercio (due relitti), sia in quella della Conflict Archaeology, con due relitti datati 1715 e 1918. Dalle bocche di porto di Venezia, un trabaccolo databile tra XVIII e metà XIX secolo, presenta un interessante carico di laterizi, mentre il relitto di San Nicoletto è riferito al brigantino prussiano Hellmuth, proveniente dall’Inghilterra con un carico di carbon coke e naufragato nel 1860 all’ingresso del porto di Venezia. La nave veneziana “Croce Rossa” era una nave di linea da combattimento e pertanto di natura pubblica. Affondata nel 1715 all’imboccatura del porto di Malamocco e nota inizialmente come “relitto dei cannoni”, è stata oggetto di una ricerca archivistica molto accurata, che ha permesso di mettere in relazione le sigle incise sui cannoni con le medesime, registrate sui verbali redatti nel 1716. Ancora, ricerche sull’imponente relitto della corazzata austro-ungarica Szent Istvan (Santo Stefano), affondata il 10 giugno 1918, toccano un episodio decisivo per le sorti finali dell’Impero austro-ungarico nel corso della Grande Guerra. Nel volume si discute di archeologia delle pipe di ceramica in Toscana, di ritrovamenti numismatici nel territorio dei Colli Albani, con una prospettiva interpretativa dei processi economici e culturali che questi reperti rappresentano. Le fortificazioni campali sabaude della Val Maira evidenziano l’ottimo livello di conservazione d’interi paesaggi alpini modellati negli anni Quaranta del Settecento in forma di vere e proprie macchine militari, mentre il tema della marginalità sociale e della segregazione nei ghetti dei braccianti agricoli immigrati contemporanei del Tavoliere si confronta con un’archeologia del presente in stretto legame con la sociologia, con l’antropologia, la storia orale e l’etnografia. Il ritrovamento e lo scavo del cimitero ebraico (1393-1569) di Bologna permettono di discutere l’organizzazione spaziale del cimitero, la disposizione delle sepolture, i reperti, fino al rapporto con la comunità ebraica bolognese attuale. E ancora archeologia funeraria nel territorio di Ragusa, con cappelle, sepolture, monumenti funerari, pratiche di trattamento dei corpi, un patrimonio compromesso dai numerosi terremoti, in particolare quello del 1693, che rappresenta comunque una cesura anche per numerosi insediamenti della Sicilia sud-orientale, che furono abbandonati a seguito di questo evento. Una forchetta d’attenzione lunga cinque secoli, secondo la linea da sempre tenuta dalla rivista circa il rifiuto di una cesura cronologica finale che fosse dettata da steccati aprioristicamente o accademicamente individuati, a favore invece di una condizione individuata nell’impiego delle metodologie della ricerca archeologica. Questo avviene sempre in uno scenario auspicabilmente interdisciplinare e di crescente articolazione, in particolare quando si tratti di indagare fenomeni attuali o sub-attuali di alta complessità sociologica e antropologica, con toni e sfumature di un passato-presente, che sfociano in sfumature di un presente-passato.



Apm Archeologia Postmedievale 27 2023 Contemporary Archaeology Politics Of Memory And Local Communities A Tricky Mixture


Apm Archeologia Postmedievale 27 2023 Contemporary Archaeology Politics Of Memory And Local Communities A Tricky Mixture
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Author : Anna Maria Stagno
language : it
Publisher: All'Insegna del Giglio
Release Date : 2023-12-29

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APM – Archeologia Postmedievale, 27, 2023. Contemporary Archaeology, politics of memory and local communities: a tricky mixture? (Genova, November 28th-29th 2022) This special issue is the result of a workshop held at the University of Genoa in November 2022 and organized by the Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale (LASA) in the context of a project devoted to the archaeological transformation of the rural world during the late 19th and the 20th c. In the framework of post-medieval archaeologies, during the last two decades the study of the contemporary era emerged as an original field of research. Among the multiple topics tackled in the archaeological study of the contemporary era, the abovementioned relationship and its consequences for the archaeology of the contemporary era seemed a neglected topic and one which, we thought, deserved particular reflection. Moreover, the emotional proximity of the events analyzed by contemporary archaeology and its material dimension makes it an ideal arena for a reflection on the process of formation of local identities and historical narratives which may stimulate original debates and heritage concerns. This is, for us, one of the bets of the archaeologies which address this period, that is, that the proximity of time makes it easier to establish a lively dialogue with contemporary society, stressing participation and the public dimension of archaeology. Thus, the fundamental topic developed in the present special issue is the entanglements between the archaeology of the contemporary era, the politics of memory they foster and the local communities in which both are contextualized.



Apm Archeologia Postmedievale 18 2014 Archeologia Dei Relitti Postmedievali Archaeology Of Post Medieval Shipwrecks


Apm Archeologia Postmedievale 18 2014 Archeologia Dei Relitti Postmedievali Archaeology Of Post Medieval Shipwrecks
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Author : Carlo Beltrame
language : en
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2014-12-11

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Archeologia dei relitti postmedievali / Archaeology of Post-Medieval Shipwrecks, a cura di Carlo Beltrame Il volume, che raccoglie undici contributi di archeologi marittimi di molti paesi, ha l’obiettivo di accendere i riflettori sulle enormi potenzialità dei relitti di età storica, mettendo a confronto, da un lato, approcci diversi (di ambito mediterraneo ma anche statunitense, australiano e nord europeo), dall’altro, contesti archeologici con caratteristiche altrettanto diverse per l’ambiente di giacitura e per l’impiego civile o militare dell’imbarcazione. Gli studi, diacronici ma incentrati sul Cinquecento e sull’Ottocento, coprono le varie sfaccettature dell’indagine storica dei relitti di età postmedievale quali la costruzione navale, il commercio e la vita di bordo, ma anche aspetti di tipo squisitamente metodologico quali l’archeologia sperimentale navale. Si tratta di una novità assoluta per l’editoria scientifica italiana in cui questo particolare, ma molto promettente, ambito della ricerca archeologica non aveva ancora trovato adeguato spazio.



Apm Archeologia Postmedievale 25 2021


Apm Archeologia Postmedievale 25 2021
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Author : Giuliano De Felice
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2022-05-31

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Già oltre un quarto di secolo fa, con il convegno “Archeologia Postmedievale: l’esperienza europea e l’Italia” (1994, poi pubblicato nel 1997), il tema della “fine cronologica” del senso dell’archeologia venne risolto con l’indicazione che si trattava di un falso problema, anche ironizzando sul concetto implicitamente svalutativo di “tardo”, soggettivamente applicato in archeologia secondo la specializzazione cronologica dei vari ricercatori. Senza trascurare la “condizione privilegiata che caratterizza l’archeologia postmedievale come area di ricerca intrinsecamente pluridisciplinare” e le potenzialità di sviluppare modelli interpretativi generali utili anche ad altre archeologie, grazie alla maggiore ricchezza qualitativa di fonti di natura differente su un unico oggetto (Archeologia Postmedievale, 1, p. 15). In realtà, nulla è “tardo”, in archeologia, ma ogni evidenza archeologica – stratificata o non – ha, molto più semplicemente, la sua cronologia. Non è quindi la cronologia a qualificare un bene come archeologico o meno, anche a dispetto dell’ingiustificata posizione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.L. 22 gennaio 2004, n. 42, Art. 184, allegato A), che fa riferimento alla cerniera dei cento anni di età dei reperti, ai fini di una loro valutazione per determinate circostanze, oppure alle “vestigia” della Prima Guerra Mondiale, oggetto di disposizioni speciali (Art. 11, comma 1, lettera i; Art. 50, comma 2), a differenza di quelle della Seconda Guerra Mondiale, discriminate per la loro cronologia. Testimonianze archeologiche, sia le prime che le seconde, lasciate comunque notoriamente (in chiaro, come il web testimonia) in preda a collezionisti cercatori dotati di metal detector, talvolta addirittura autorizzati, attività che non prevedono alcuna documentazione archeologica e con carattere fortemente lucrativo e di sottrazione al patrimonio pubblico. La discrasia tra teoria, metodologia, strumenti giuridici e realtà è dunque più che evidente e molto opportunamente il senso dello scavare con metodologie archeologiche non solo i secoli più recenti, ma lo stesso presente, tema che gode di un’ampia cornice di dibattito a livello europeo, è stato ripreso in un recente convegno di alta divulgazione, tenutosi a Firenze il 18 dicembre 2021, curato da Giuliano Volpe e da Giuliano De Felice, nel quadro delle manifestazioni di TourismA. In questo numero della rivista ne sono pubblicati gli atti, che comprendono contributi di Giuliano Volpe, Marco Milanese, Giuliano De Felice, Francesca Anichini e Andrea Augenti. Giuliano Volpe cita alcuni degli aspetti di maggior interesse del rapporto tra archeologia e secoli più recenti, la sostenibilità metodologica di uno sguardo archeologico che non può conoscere interruzioni, fino al presente, sia pure con il rischio concreto di toccare ferite aperte e nervi sensibili della storia recente, fino a sottolineare la frequente identificazione di queste ricerche con l’archeologia pubblica. Nel suo contributo chi scrive discute invece se, in una prospettiva italiana ed europea, il tema del coincidere della cronologia più recente dell’archeologia con il presente (e pertanto in continuo movimento) possa ormai essere considerato davvero un postulato metodologico, alla luce dei diversi atteggiamenti tenuti dagli archeologi a riguardo di questo argomento, posizioni desunte, prevalentemente in modo indiretto, in assenza di dichiarazioni esplicite a proposito o di un vero dibattito strutturato. Giuliano De Felice interviene sulle recenti (2021) indagini archeologiche nel campo di prigionia di Altamura (Bari), soffermandosi sulla sua complessa storia che va ben oltre le guerre mondiali, fino a diventare un centro per rifugiati negli anni Cinquanta e alla distruzione negli anni Ottanta, per la ricavarne macerie da utilizzare in imponenti terrapieni stradali. La ricerca ha un fertile innesto nella comunità di patrimonio del campo PG65, in cui memoria, identificazione e valorizzazione riescono a esprimere i più originali valori della Convenzione di Faro. Francesca Anichini presenta l’impianto e i primi risultati di una ricerca sulle tracce delle migrazioni a Lampedusa, con ampi riferimenti alla casistica internazionale, in un complesso quadro reso tossico dalle strumentalizzazioni politiche e da endemici razzismi e in cui l’archeologia, muovendosi sulle tracce di migranti e rifugiati, dovrebbe sviluppare un dialogo più efficace con la sociologia delle migrazioni. Il contributo di Andrea Augenti, Andrea Mandara e Francesca Pavese sul museo di Classis Ravenna, in un contenitore di alto interesse per l’archeologia industriale, quale l’ex Zuccherificio Eridania, un’operazione che inserisce il racconto di un luogo centrale per il mondo tardo-antico e altomedievale all’interno di un manufatto identitario di una lunga storia del lavoro di questa comunità, quale lo Zuccherificio, che diventa anche contenitore narrante di se stesso, in una forte prospettiva di archeologia pubblica.



Apm Archeologia Postmedievale 23 2019


Apm Archeologia Postmedievale 23 2019
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Author :
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2020-10-29

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Se l’abbazia cistercense di San Galgano in Toscana è un sito medievale di fama internazionale per le sue caratteristiche storiche, architettoniche e paesaggistiche, assai meno conosciute sono le vicende del suo abbandono e della sua destrutturazione. La ricerca appena iniziata nel 2019 a San Galgano suggerisce come l’archeologia abbia grandi potenzialità di scrivere pagine rilevanti che poco o niente interesseranno alla storia dell’architettura, ma molto a quella delle vicende del monumento e delle sue trasformazioni funzionali, economiche e ambientali nella strutturazione dei nuovi paesaggi postmedievali, con l’introduzione della mezzadria. Un tema storico di grande respiro al quale ci avvicina questo saggio, che rilancia implicitamente un’archeologia della mezzadria talvolta sfiorata dalla ricerca archeologica ma mai affrontata con uno scavo di questa qualità ed estensione, che sottolinea il passaggio da un monumento di dimensione europea a una rurale di piena marginalità. Il contributo di Giuliano Volpe si presenta originale e innovativo soprattutto per la metodologia, per una riflessione sulle inattese potenzialità anche qualitative del patrimonio e sul tema della delicatezza dell’intervento strutturale nel recupero dell’edilizia storica, che per le informazioni in sé, utili e importanti comunque per lo studio delle trasformazioni di un campione del centro storico medievale di Foggia, a seguito del terremoto che colpì questo centro nel XVIII secolo. Il gruppo di ricerca di Archeologia Medievale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia discute il contributo dei dati archeomalacologici per l’interpretazione dei processi formativi della stratificazione archeologica e della sua interpretazione. Il caso di studio, ubicato nel centro storico di Marano (Cupra Marittima) appare significativo, in quanto sottolinea il ruolo dello studio (qualitativo e quantitativo) della malacofauna per individuare le pause dei processi di crescita della stratificazione e la formazione di paesaggi ruderali, talvolta estesi, talvolta limitati invece a singoli ambienti. Chiara Maria Lebole e di Roberto Sconfienza presentano un importante approfondimento sul tema dell’architettura militare del Ducato di Savoia nel XVII secolo, in quanto gli Autori illustrano i risultati delle ricerche su Le difese campali fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo, condotte come in altre occasioni con un’intensa interazione tra fonti scritte e fonti archeologiche. Il saggio di Luciano Mingotto sul restauro e sulle indagini stratigrafiche condotte durante il restauro della seicentesca villa Morlini-Trento a Costozza di Longare (Vicenza), a partire da questo case study suggerisce anche una riflessione più generale sul tema della tutela e della documentazione delle tracce delle trasformazioni nel tempo del patrimonio architettonico rappresentato dalle grandi ville aristocratiche d’età moderna e della fragilità dei resti delle azioni costruttive, funzionali o decorative.



Apm Archeologia Postmedievale 26 2022


Apm Archeologia Postmedievale 26 2022
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Author :
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2022-12-30

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Il volume si apre con il bel saggio di Fabrizio Sommaini, dedicato alla deruralizzazione di Roma, dalla Roma dei Papi, “città di monumenti e di orti” nel XVII-XVIII secolo a Roma Capitale del Regno d’Italia. In questa radicale trasformazione del townscape romano avvenne la cancellazione di enormi granai e fienili urbani, sacrificati al rinnovamento della città. In precedenza, il Catasto Pio-Gregoriano (1816-1835) censisce quattrocento di queste infrastrutture, spesso ottenute dalla rifunzionalizzazione di edifici antichi, meno frequentemente realizzate ex novo. Fabrizio Sommaini sottolinea come i grandi fienili e granai urbani di Roma iniziarono a essere demoliti già durante la dominazione francese della città, nella prospettiva della modernizzazione di Roma, un obiettivo ben presente nell’agenda del governo francese, per il quale l’aspetto rurale e pittoresco dei quartieri centrali si scontrava con l’idea di una città come centro del potere. L’articolo di Fabio Lorenzetti verte sul contributo della cartografia storica per lo studio del paesaggio suburbano della città dell’Aquila fino a metà Novecento, alle soglie della più pesante trasformazione urbanistica. La cartografia storica e le fonti scritte forniscono preziose informazioni, anche in rapporto a quelli che sono gli usi attuali delle aree, utili per un’analisi comparata tra fonti di natura differente e per evidenziare la complessità del paesaggio suburbano aquilano, tra mulini, monasteri, insediamenti rurali, strade, ponti, cascine, terreni coltivati, vigneti, osterie e laghi artificiali per l’allevamento ittico. Stefano Calò e Domenico Caragnano, nello scenario del territorio di Otranto post distruzioni e saccheggio turco del 1480, discutono vicende di alcuni ambienti ipogei preesistenti, che nel XVI secolo assunsero le funzioni di chiesa di Santa Maria delle Grotte. L’articolo inquadra il caso di studio in una visione ampia e aggiornata del patrimonio insediativo rupestre e sofferma l’attenzione sugli affreschi di soggetto devozionale (con date 1554) e sulla documentazione fotogrammetrica 3D delle evidenze architettoniche. Ancora nel Salento, il saggio di Eda Kulja analizza un interessante nucleo di pipe in terracotta dal frantoio ipogeo del Palazzo Baronale di Caprarica di Lecce, che l’A. inserisce nel quadro di analoghi ritrovamenti pugliesi (Lecce, Nardò, Corigliano d’Otranto, Racale), con particolare riferimento a pipe in corpo ceramico rosso, raffiguranti copricapi militari ispirati alla figura dei granatieri borbonici. Giuliano De Felice presenta una ricerca di Conflict Archaeology della II Guerra Mondiale, dedicata all’aeroporto americano di Pantanella (Canosa di Puglia), una delle trenta basi aeree americane nella Puglia settentrionale, dopo il Settembre 1943. Nonostante l’aeroporto occupasse negli anni 1943-45 una superficie rilevante (20 km²), la successiva conversione dei terreni a uso agricolo enfatizza il ruolo della fotointerpretazione aerea nell’identificazione delle piste, degli accampamenti delle tende dei militari e di qualche edificio. Alcuni dei cinquantatré edifici dell’aeroporto sono stati riutilizzati per scopi agricoli, dopo l’abbandono dell’aeroporto nel Maggio del 1945. Il saggio investe infine i temi della memoria dei luoghi, vivissima nei reduci sopravvissuti e opaca nell’attuale consapevolezza del territorio. Segue la sezione “Archeologia Postmedievale in Italia”, con schede di ricerche distribuite su 11 regioni (Piemonte, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna) e 22 Province.



Apm Archeologia Postmedievale 20 2016


Apm Archeologia Postmedievale 20 2016
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Author :
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2017-12-21

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Dopo una serie di volumi tematici, che hanno caratterizzato negli ultimi anni le politiche della Rivista, Archeologia Postmedievale si apre nuovamente, con il suo numero 20, a una polifonia di contributi che ci portano dalla Conflict Archaeology alla storia biologica della popolazione, all’archeologia del commercio e a quella dell’alimentazione. Con un ventaglio di casi ben distribuiti nel territorio europeo, essi rappresentano al meglio la vivacità dell’archeologia postmedievale e l’ampia visione metodologica che la contraddistingue. Il saggio di apertura ci porta a Cadice e al recente rinvenimento di un relitto cinquecentesco, affondato nel porto di questa città andalusa, di una nave mercantile genovese, varata nel 1573 e attiva nel commercio del grano dai porti della Sicilia verso Genova e la Spagna, dove caricava lana e beni alimentari. Sul tema delle fortificazioni alpine, segue un solido contributo su un sito di frontiera del Ducato di Savoia, nei pressi del valico del Piccolo San Bernardo, nel sito di Orgères (La Thuile, Aosta), che fu interessato da articolate opere di fortificazione a partire dal 1691, sul confine franco-sabaudo. Al tema della storia biologica e sanitaria della popolazione si riferisce il saggio che approfondisce il ruolo della micropaleobiologia e il caso di studio della peste, come approccio integrato tra metagenomica, ricerca storica e archeologica. Lo studio segna un passo in avanti veramente significativo nello strutturare in modo più solido obiettivi della ricerca biologica applicata alle aree cimiteriali in generale, ma in particolare a quelle di catastrofi sanitarie. La sezione “Archeologia Postmedievale in Italia” si presenta da questo numero in una rinnovata veste editoriale, con le schede arricchite da illustrazioni a colori delle indagini sul terreno, di elaborazioni 3D, di restituzioni grafiche, di reperti e documenti d’archivio. La crescita della consapevolezza di una vivace comunità scientifica attorno a questa parte del patrimonio archeologico e culturale, continua a rappresentare ancor’oggi, al passaggio del ventesimo numero, un cardine imprescindibile della mission della politica culturale della Rivista.



Apm Archeologia Postmedievale 21 2017


Apm Archeologia Postmedievale 21 2017
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Author :
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2018-12-20

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Questo numero di “Archeologia Postmedievale” si apre con il saggio Combattere a Leptis Magna: archeologia della Guerra di Libia II. Nuove ricognizioni archeologiche (2013) e ricerche d’archivio, di Massimiliano Munzi, Fabrizio Felici e Andrea Zocchi. Questo contributo di Conflict Archaeology ci porta a leggere i risultati di una nuova campagna di ricerca, realizzata nel 2013 in una Libia profondamente modificata dopo che, nell’Ottobre del 2011 e in quadro di aspra guerra civile, Muammar Gheddafi venne catturato e ucciso. Prima della nuova grave emergenza, rappresentata dall’avanzata dell’Isis nel nord della Libia, dalla presa di Sirte divenuta per un breve periodo capitale dello Stato islamico (2015-2016), dai successivi scontri a Bengasi e a Derna, la pausa dello stato di belligeranza verificatasi in Libia nel 2013 ha permesso agli autori di riprendere le ricerche, mirandole su temi specifici, quali i forti italiani di difesa di Khoms, importante centro strategico nella conquista italiana della Libia (1911-1912), con lo studio dei campi di battaglia del conflitto italo-turco e con un importante incremento che ha portato a 454 i siti documentati. Il saggio di Roberto Sconfienza rappresenta un importante approfondimento sul tema dell’architettura militare del Ducato di Savoia nel XVI secolo, delle fortificazioni rinascimentali e delle tecniche di costruzione della struttura del bastione, con il caso studio di Chivasso e del Bastione di Santa Chiara. Innovativi dati sul paesaggio agrario e sull’alimentazione provengono dal centro storico di Corato (Bari), dove il riempimento di un silos, ricco di resti archeobotanici, è stato oggetto di uno studio interdisciplinare, guidato da Girolamo Fiorentino per la parte bioarcheologica, sulla base di una campionatura di quasi 5000 macroresti vegetali. Un inedito e innovativo contributo di Etnoarcheologia è dedicato infine ai villaggi Sherpa di alta quota (fra 4000 e 5000 m) nel nord del Nepal, ormai abbandonati da decenni per il peggioramento delle condizioni climatiche verificatosi negli anni Sessanta-Settanta del Novecento e che non ha più permesso a queste quote la pratica dell’alpeggio, come tradizionalmente avveniva. L’indagine si colloca in un’area indubbiamente estrema del Pianeta, considerata “selvaggia”, al centro di progetti multidisciplinari internazionali e allarga in modo significativo la prospettiva geografica e temporale dei villaggi abbandonati, restituendo alle fonti orali una posizione centrale nel sistema interpretativo, tra etnoarcheologia e antropologia culturale.



Apm Archeologia Postmedievale 22 2018 L Archeologia Della Prima Guerra Mondiale Scenari Progetti Ricerche The Archaeology Of The First World War Research Background Projects And Case Studies


Apm Archeologia Postmedievale 22 2018 L Archeologia Della Prima Guerra Mondiale Scenari Progetti Ricerche The Archaeology Of The First World War Research Background Projects And Case Studies
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Author : Marco Milanese
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2020-07-31

Apm Archeologia Postmedievale 22 2018 L Archeologia Della Prima Guerra Mondiale Scenari Progetti Ricerche The Archaeology Of The First World War Research Background Projects And Case Studies written by Marco Milanese and has been published by All’Insegna del Giglio this book supported file pdf, txt, epub, kindle and other format this book has been release on 2020-07-31 with Art categories.


Dagli anni Novanta del XX secolo, in Europa si è intensificata in modo significativo l’applicazione delle metodologie della ricerca archeologica anche ai resti della I Guerra Mondiale, in particolare grazie all’archeologia preventiva francese. Con una riflessione che deve molto anche a quelle esperienze, questo volume attiva uno sguardo allargato sull’archeologia della I Guerra Mondiale, sui suoi scenari europei, con particolare attenzione ai diversi approcci che in Europa sono stati riservati alle testimonianze materiali della I Guerra Mondiale e alla loro percezione individuale e collettiva, a partire dalla fine di questo stesso conflitto, fino a oggi. Il ruolo che la memoria collettiva europea assegna da sempre ai fatti della Grande Guerra ha acceso un forte interesse per il ritrovamento, controllato archeologicamente, di alcune sepolture multiple di militari caduti in Francia; similmente anche in Italia, nelle Alpi Orientali, dove i ghiacciai in alta quota, in ambienti estremi e di per sé molto conservativi, hanno permesso il mantenimento di materiali organici, in particolare il legno e la stoffa delle uniformi militari, riferibili alla cosiddetta Guerra Bianca, ovvero alle operazioni belliche durante il conflitto tra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-Ungarico. Il volume rappresenta anche uno strumento di riflessione su come la recente, progressiva maturazione dell’approccio archeologico abbia allargato la prospettiva da quella del solo corretto recupero dei resti di caduti nei luoghi degli scontri allo studio di veri e propri paesaggi di guerra, anche con l’uso del telerilevamento e di mappe Lidar delle trasformazioni ambientali. Il passaggio decisivo e più interessante è stato segnato dalla trasformazione da un iniziale sguardo della Battlefield Archaeology (che in Europa è ancora in perenne lotta con il fenomeno dei cercatori abusivi di cimeli militari) a quello di una più matura Conflict Archaeology, capace di pensare, nelle sue strategie di ricerca, ai Landscapes of Conflicts e ai Warscapes. L’applicazione della ricerca archeologica alla conoscenza dei campi di prigionia della I Guerra Mondiale oggi è ancora da considerarsi del tutto pionieristica, anche se i campi di prigionia austro-ungarici della Grande Guerra in Italia furono realtà presenti sull’intero territorio nazionale, isole comprese, con circa un centinaio di campi di prigionia nelle differenti regioni d’Italia. I campi di prigionia dell’Asinara e di Casale di Altamura, che vengono discussi in questo volume rappresentano le prime ricerche italiane su campi di prigionia della Grande Guerra, affrontati con gli strumenti della ricerca archeologica.



Apm Archeologia Postmedievale 15 2011


Apm Archeologia Postmedievale 15 2011
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Author :
language : it
Publisher: All’Insegna del Giglio
Release Date : 2013-12-14

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Dopo due numeri dedicati in buona parte alla Conflict Archaeology, la Rivista ritorna su temi “tradizionali” dell’agenda dell’archeologia postmedievale italiana, quali l’archeologia del commercio e della produzione, con vari saggi che spaziano dal XVI al XIX secolo. La prima sezione del volume approfondisce il commercio delle ceramiche italiane nei Paesi Bassi, lo studio dell’inventario di un mercante romano di ceramiche, Antonio Tassi da Gallese (1572), fino ai bottoni “vandeani”, di produzione francese, ritrovati in Calabria. La sezione dedicata all’archeologia della produzione si muove dall’archeologia mineraria dei territori di Reggio Calabria e di Motta San Giovanni nel periodo borbonico alla prima ricerca di archeologia della produzione condotta nel 1965 da Tiziano Mannoni sui “testi” prodotti ad Agnola e Castello, nell’alta Val di Vara in Lunigiana. Ed ancora una fornace laterizia ottocentesca in Bassa Val di Cecina (Pisa), i mulini idraulici della Val di Lima (Lucca), le produzioni ceramiche ottocentesche urbane a L’Aquila, per chiudere con l’identificazione a Lucca della fonderia per cannoni della Repubblica, un impianto già esistente nel 1574 e che, per il suo eccezionale stato di conservazione, costituisce un unicum in Europa. Nell’ampio saggio conclusivo su Lecce si ridisegna l’agenda della ricerca storico-topografica sull’archeologia di questa città, identificando temi diversi sui quali poter pianificare una futura strategia di archeologia urbana di questa città pugliese.