[PDF] Aspenia N 80 - eBooks Review

Aspenia N 80


Aspenia N 80
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Aspenia N 80


Aspenia N 80
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2018-05-30T00:00:00+02:00

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Viviamo in una società fondata sui dati. Un flusso ininterrotto di informazioni digitali che cresce in modo esponenziale e influenza la vita quotidiana e ormai anche la politica. Siamo in una sorta di "datacrazia", ma è eccessivo temere per il futuro della democrazia? Il quesito non è certo peregrino se si pensa alla potenza di fuoco dei "titani" che fanno enormi profitti con varie forme di business online, e che così facendo hanno conquistato posizioni oligopolistiche. Parte del problema, come dimostra questa pubblicazione, nasce dall'intreccio delicato tra informazioni e processi decisionali, con in mezzo il ruolo dei cittadini-elettori , che sono al tempo stesso consumatori, produttori e utenti in senso ampio. Affinché il cittadino sia un effettivo elemento di controllo e validazione dei processi di selezione delle leadership e delle loro scelte, deve anche essere un elettore il più possibile informato. Dunque, è chiaro che il modo in cui acquisisce informazioni è essenziale.



Aspenia N 100


Aspenia N 100
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Author : AA.VV.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2023-03-27T00:00:00+02:00

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Aspenia, la rivista trimestrale di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, raggiunge il traguardo del numero 100. È stata fondata nel 1995 e, dal 2002, è pubblicata da Il Sole 24 Ore. “Una rivista di discussione transatlantica – la definisce il Presidente Giulio Tremonti – che rappresenta un luogo di incontro tra mondo delle imprese e altri mondi”. Secondo il suo fondatore Giuliano Amato “Aspenia è una rivista “responsabile” che è riuscita a stare dalla parte della storia e della sua velocità. Nessuno dei grandi temi degli ultimi anni è assente dalle sue pagine”. Come spiega Marta Dassù “Aspenia ha anticipato spesso i grandi mutamenti della politica e dell’economia internazionale e interpretato la trasformazione del sistema occidentale negli ultimi decenni”. Il numero 100 della rivista - in uscita a fine marzo- è interamente dedicato all’Italia o meglio a “Noi Italiani”, quasi una sorta di “rovesciamento” della sintesi attribuita (forse erroneamente) a Massimo D’Azeglio, per cui al momento dell’Unità si era fatta l’Italia, ma andavano a quel punto fatti gli italiani. Si è piuttosto di fronte a un circolo vizioso, per cui i limiti della società civile sono legati a doppio filo con quelli del sistema paese? E, allora, come si ricompone il “puzzle Italia” ? Hanno contribuito al numero 100 di Aspenia, tra gli altri, Giuliano Amato, Giulio Tremonti, Massimo Livi Bacci, Lucio Caracciolo, Michele Valensise, Mario Del Pero, Giulio Sapelli, Antonio Calabrò, Stefano Cingolani, Maria Latella, Marina Valensise, Gianni Riotta, Federico Rampini e Carlo Jean. L’Italia si porta dietro dalla sua stessa nascita come Stato, con il Regno di Sardegna, i Savoia e l’opera di unificazione guidata da Cavour l’annosa questione del rapporto tra rango, ruolo e presenza stabile nei maggiori consessi internazionali. Cavour riuscì a creare, tra i “paesi di prim’ordine” un’accondiscendenza adeguata alle esigenze di un “paese di second’ordine” – la futura Italia. La domanda da porre oggi – spiega nell’editoriale di apertura Giuliano Amato – è “se siamo ancora un paese di second’ordine”. Certamente abbiamo avuto degli sprazzi da paese di prim’ordine, come dimostra la storia dell’integrazione europea: quattro paesi con eguale diritto di voto in Consiglio – Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia. L’unione monetaria nasce, così come Schengen, da un’intesa franco-tedesca a cui l’Italia si è aggregata con un sostegno attivo. Inoltre, dall’Atto unico di Milano nel 1986 ha preso il via il completamento del mercato unico. E nel 1992 l’Italia ha dato il suo assenso al fondo europeo di coesione, passando così da beneficiario netto a contributore netto. Oggi, con l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, l’Italia assume un ruolo ancora più strategico. Nell’ottica di quella che Janet Yellen, ha definito “globalization among friends”, si può pensare a rilanciare il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti che si arenò nel 2016 e perseguirlo in modo selettivo, per quei prodotti e servizi in cui si mira ad una vera autonomia strategica dalle supply chain globali. L’Italia può diventare l’ago della bilancia in ambito di Consiglio europeo, e questo permetterebbe di compiere progressi verso una politica industriale europea. Dare una valutazione oggettiva dell’Italia come sistema-paese può disorientare l’osservatore: esistono evidenti punti di debolezza, antiche questioni culturali irrisolte, carenze istituzionali. Eppure, ci sono anche nicchie di eccellenza e una tenuta complessiva che emerge soprattutto nei momenti di crisi. C’è quindi da risolvere un “puzzle Italia”. Partendo da una consapevolezza: l’Italia è oggi – come sostiene Giulio Tremonti – “l’unico paese in Europa fortemente duale, ovvero caratterizzato, al suo interno, da una enorme differenza tra Nord e Sud. Negli anni Novanta, anche per colmare tale divario, si è innescato il meccanismo perverso del debito pubblico trasformando così la democrazia italiana in una malata ‘democrazia del deficit’. Dal 1992, anche per effetto del cosiddetto vincolo esterno, la tendenza alla crescita del debito pubblico è stata invertita ma, nonostante tutto, lo stock abnorme del debito pubblico è rimasto, così condizionando tra l’altro anche la posizione internazionale dell’Italia”. Inoltre “l’intero perimetro della pubblica amministrazione - prosegue Tremonti - è stato trasformato in un gigantesco self-service e la nuova architettura istituzionale è stata congiuntamente basata sulla doppia formula: decentramento più federalismo. Non l’uno in alternativa all’altro, ma – caso unico nel mondo occidentale – tutti e due insieme”. Contestualmente, nel crescente benessere hanno preso forma, soprattutto in Italia, il pensiero debole, il relativismo, il sincretismo, il presentismo, un populismo che si faceva sempre più leggero, nella foresta delle contraddizioni. Secondo il Presidente di Aspen Institute Italia la divisione prevale sull’unione, lo smarrimento e la paura prevalgono sulla speranza, la rassegnazione sull’orgoglio, l’urlo sulla voce, l’irrazionale sul razionale, i desideri prevalgono tanto sui bisogni quanto sui doveri, la propaganda sulla realtà e l’anarchia sulla gerarchia. “Non siamo - sostiene Tremonti - davanti alla fine della storia, ma davanti al principio possibile di una nuova storia. Questo è il fine cui si può e si deve mirare e, in una logica non di sterile lotta, ma di impegno per il bene comune, condividendo una visione. Non tutto ciò che è essenziale e morale è nel PIL, ma è nell’orgoglio e nel sentimento di una partecipazione collettiva basata sulla nostra identità, risalendo dalle origini del romanticismo di Mazzini e passando dal pragmatismo di Cavour”.



Aspenia N 86


Aspenia N 86
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2019-12-19T00:00:00+01:00

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Questo numero di Aspenia vuole spiegare come la transizione ambientale in corso, nonostante le accelerazioni recenti, resti comunque un processo complicato visti i molti attori coinvolti a diversi livelli. La svolta ambientale può progredire se verranno rispettate tre condizioni fondamentali: la prima soprattutto economica, la seconda politica, la terza principalmente sociale. La nuova "onda verde" sarà molto più potente se riuscirà a lavorare con il business e non contro di esso, ingaggiando nuove relazioni e offrendo nuove opportunità alle aziende; se non sarà strumentalizzata per rivolgere attacchi radicali (e di marca tutta politica) al capitalismo del XXI secolo e se sarà accompagnata da un effettivo cambiamento delle abitudini dei consumatori, che sono ovviamente un ingrediente essenziale della transizione.



Aspenia N 91


Aspenia N 91
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2021-03-12T00:00:00+01:00

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Nel 2020 Aspenia festeggia 25 anni di attività e lo fa dedicando il numero 91 agli Stati Uniti, appena usciti da un elezione complessa e contrastata che ha portato Joe Biden alla Casa Bianca. Senza dimenticare l'Europa: il numero si apre, infatti, con una conversazione con il Commissario per l'Economia Paolo Gentiloni incentrata sul ruolo geopolitico dell'Ue e sul rilancio della relazione transatlantica in un sistema internazionale immerso, a causa della pandemia, in una devastante crisi sanitaria, economica e sociale. Il numero 91 contiene, tra gli altri, gli interventi di Charles Kupchan, Jeffrey Sachs, David Livingston, Michael Beckley, Gianni Riotta, Giuliano Ferrara, Mario Sechi, Andrew Spannaus, Andrey Kortunov, Stephen M. Walt e John Hulsman.



Aspenia N 79


Aspenia N 79
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2018-03-13T00:00:00+01:00

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Gli imperi vengono e vanno. Gli storici contemporanei, da Paul Kennedy a Niall Ferguson, hanno dimostrato che questo ciclo - l'ascesa e il declino delle nazioni imperiali - si ripete a tutte le latitudini. Ma hanno forse trascurato quello che colpisce oggi: un Impero può anche dissolversi, anzi ciclicamente si dissolve. Ma la sua eredità resta potente sul piano emotivo. La nostalgia - il rimpianto di ciò che era e non è più - sta diventando un elemento fondante della politica interna e delle relazioni internazionali. In condizioni del genere, come dimostra questo numero di Aspenia, competizione e cooperazione coesistono; l'integrazione economica, infatti, crea anche un interesse a limitare il conflitto. Nazionalismo nostalgico e globalizzazione si giocano insomma la loro partita, producendo un precario equilibrio.



Aspenia N 82


Aspenia N 82
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2018-12-19T00:00:00+01:00

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La sfida cinese non è più quella di una volta. E' in corso nel paese una terza rivoluzione - dopo quella di Mao a fine anni Quaranta e quella di Deng a fine anni Settanta - che sta trasformando profondamente la Repubblica popolare. La Cina è una controparte ambigua: apparentemente sicura di sé e orientata ai tempi lunghi della storia, ma anche prudente e consapevole di alcune sue debolezze. Gestire i molti effetti della tumultuosa crescita economica nel paese più popoloso al mondo richiede oggi, in ogni caso, strumenti e politiche diversi dal recente passato.



Aspenia N 97


Aspenia N 97
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Author : AA.VV.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2022-06-16T00:00:00+02:00

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L’addio alla Russia è stato voluto da Vladimir Putin, che pensa a se stesso come al salvatore del destino imperiale del proprio paese ma che ha invece compiuto - attaccando Kiev il 24 febbraio - un clamoroso errore di calcolo, mettendo in moto una catena di eventi che ha condotto, con sorprendente rapidità, all’abbandono di una linea accondiscendente verso Mosca da parte di quasi tutti i governi occidentali. Ne parlano tra gli altri sul numero 97 “Addio alla Russia di Aspenia rivista diretta da Marta Dassù – Sergio Romano, Paul Berman, Ivan Timofeev, Charles A. Kupchan, Marina Valensise, Andrei Kurkov, Anna Zafesova, Adam S. Posen, Sergio Fabbrini, Shivshankar Menon, Odd Arne Westad, Vittorio Emanuele Parsi, Giacomo Luciani, Carlo Jean, Mario Del Pero e Leopoldo Nuti. Comunque vada a finire la guerra in Ucraina, da capire c’è in primo luogo perché sia fallita la transizione dall’URSS alla Russia. Vladimir Putin non ha mai amato la Federazione Russa ereditata dagli anni transitori di Boris Eltsin. Non è mai stata abbastanza per lui, supremo sostenitore di una forma di Russia imperiale che tutti dovranno almeno temere, se non rispettare: questo è l’ideale che Mosca ha perseguito negli ultimi anni, dalla Moldavia ai Baltici, dalla Bielorussia al Mar Nero fino al Medio Oriente. Ma quello al potere oggi è un regime autoritario e fortemente corrotto al punto da impedire che la spesa militare possa produrre un esercito efficiente. I fallimenti delle prime fasi della guerra in Ucraina – fra errori di valutazione e performance quanto mai deludente delle forze militari russe – sono il risultato diretto di un sistema politico che ha represso ogni forma di opposizione. Secondo punto da capire: reggerà o no l’Occidente ritrovato a Kiev ? Nella prima fase della guerra, Stati Uniti ed Europa hanno trovato un grado non previsto di unità. È questo il principale significato politico-strategico dell’avventura in Ucraina. L’Europa ha detto a sua volta addio a una certa immagine di Russia, ovvero un partner difficile ma affidabile sul piano delle forniture energetiche e nella lotta al terrorismo. La guerra piuttosto produce una forte spinta inflattiva, che accelera gli aumenti di prezzo (gas, petrolio, materie prime essenziali) già registrati nel corso del 2021 e crea problemi economici e politici sia in Europa che negli Stati Uniti. Si complicano le decisioni per le banche centrali, tra volontà di tenere sotto controllo l’inflazione (alzando i tassi d’interesse) ed evitare una recessione (tenendo i tassi piuttosto bassi). Incrociando una fase delicatissima della transizione energetica, questi trend rischiano di innescare una “tempesta perfetta”. Per parecchi economisti, lo spettro è un ritorno alla stagflazione degli anni Settanta. Terzo punto da capire è come evolverà il rapporto sino-russo: dal fattore Cina dipenderà la portata globale della frattura apertasi tra Russia e Occidente (e maggiori alleati asiatici degli Stati Uniti, aspetto tutt’altro che secondario specie se visto da Pechino). La Cina al momento non sembra avere preso decisioni chiare; è probabilmente assai preoccupata dalle vicende ucraine in chiave taiwanese, ed è intanto alle prese con una costosissima gestione del Covid, che preoccupa Xi Jinping in vista della sua consacrazione a capo del Partito unico e dello Stato, programmata nel prossimo autunno. Si presenta una grande sfida anche per i paesi democratico-liberali e per il sistema degli scambi internazionali. L’effetto della pandemia prima e della guerra in Ucraina ha incrinato la fiducia residua nelle virtù della globalizzazione, portando in primo piano i costi della dipendenza in settori strategici. Il trend va verso la frammentazione, un accorciamento delle catene del valore e un parziale decoupling tecnologico fra Cina e Stati Uniti. Secondo Janet Yellen, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, si entrerà nell’epoca della globalizzazione “among friends”, che tenderà a rilanciare l’area economica transatlantica anche in campo energetico.



Aspenia N 73 Cina La Grande Scelta


Aspenia N 73 Cina La Grande Scelta
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2018-03-06T00:00:00+01:00

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Tesi di fondo di questo numero di Aspenia è che la Cina si trovi di fronte a una grande scelta tra rafforzamento del sistema autoritario e semi-democrazia. La grande scelta, tuttavia, vale anche per noi: come europei, dobbiamo decidere se attribuire o no alla Cina lo status di "economia di mercato" e se vogliamo continuare a integrare la Cina nell'economia internazionale - a qualunque prezzo, come è avvenuto nei due scorsi decenni - o abbiamo anche noi bisogno di mantenere delle tutele e difese.



Aspenia N 88


Aspenia N 88
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2020-06-08T00:00:00+02:00

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Aspenia, rivista di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, compie i 25 anni di attività proprio in questo strano e difficile 2020. Nel numero 88, in uscita a marzo, Aspenia riflette su un punto specifico: possiamo considerare Covid -19 "un cigno nero" , ossia uno di quegli eventi rari e non previsti che esercitano un effetto drammatico e di tipo sistemico? Certamente sì: il contagio si scarica sull'economia globale e sugli equilibri del sistema internazionale, modificando un po' tutto. Tra gli autori di questo numero John Hulsman, Daniel Rosen, Lauren Gloudeman, Walter Russell Mead, Mike Watson, Philip Stephens e Mario Sechi. L'immagine della Cina, dove Covid-19 ha origine, ne esce almeno in parte deteriorata: se è vero che Pechino è riuscita a controllare la situazione con metodi drastici è pur vero che la maggiore potenza asiatica subirà un forte e dannoso contraccolpo economico. E Donald Trump, nell'anno elettorale, deve stare molto attento a non pregiudicare il proprio futuro politico proprio sulla gestione del coronavirus. Nell'Europa post-Brexit il virus ha inizialmente diviso i Paesi invece di unirli e la cooperazione europea è stata così scarsa da legittimare lo scetticismo diffuso sulle capacità dell'Ue di fronteggiare rischi transnazionali. Brexit, d'altra parte, non è solo il risultato dell'eccezionalismo britannico, ma è anche indice di un malessere europeo continentale rispetto al quale la gestione dell'emergenza sanitaria può funzionare da colpo mortale o schiaffo sonoro per una salutare reazione.



Aspenia N 81


Aspenia N 81
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Author : Aa.vv.
language : it
Publisher: Gruppo 24 Ore
Release Date : 2018-10-19T00:00:00+02:00

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In un'era in cui gli Stati-nazione sono attraversati da forti movimenti "anti-establishment" e da un indebolimento delle istituzioni, le città restano il nostro più sicuro hub di progresso e civiltà: per sviluppare nuovi approcci all'equità e all'inclusione sociale, dare vita a nuove iniziative sul versante dell'occupazione, della sanità e dell'istruzione e, naturalmente, per coltivare cluster di talento e tecnologia che danno impulso all'innovazione, alla crescita economica e al miglioramento del tenore di vita. La combinazione fra nuove tecnologie e spinte creative permetterà soluzioni senza precedenti. Piuttosto che illudersi sulle possibilità di ritorno a un passato bucolico e immaginario, conterà la gestione del futuro urbano e il grado in cui le città riusciranno davvero a essere smart: le città-Stato intelligenti del XXI secolo.